20 aprile 2013 – La Giornata della Terra dal 1970 unisce tutte le persone e le associazioni del mondo che si impegnano per salvaguardare il Pianeta con piccoli o grandi gesti. Aspettando il 22 aprile, il giorno dedicato alle celebrazioni, abbiamo chiesto a Vincenzo Elifani, presidente di Confapi Lazio e vicepresidente nazionale di Confapi quale sia il suo pensiero in merito.
D: Giornata della Terra. Cosa ne pensa di questa iniziativa?
R. Mi sembra un’ottima occasione per riportare l’attenzione su un tema che mi è particolarmente caro. Spesso dimentichiamo che questo mondo ci è stato consegnato dai nostri padri solo temporaneamente, e noi abbiamo il dovere morale di proteggerlo e salvaguardarlo per riconsegnarlo integro – o, meglio ancora, migliorato – alle generazioni future. Non dobbiamo mai dimenticare che oltre ad essere imprenditori, siamo anche padri di famiglia, e dobbiamo pensare, prima di tutto, al futuro e al bene dei nostri figli.
D. Lei è un imprenditore nel settore dell’igiene ambientale. Sta attuando qualche particolare misura per rendere più “ecologica” la sua azienda?
R: Sì, in questi ultimi anni nella nostra azienda abbiamo investito notevoli energie e risorse per conseguire diverse certificazioni di qualità tra le quali quella ambientale e quella etica (responsabilità sociale d’impresa). Sono sistemi di gestione, e nel contempo riconoscimenti, che hanno consentito non solo la crescita culturale e professionale del nostro personale, ma ci hanno anche permesso di aprirci nuove strade a cui, precedentemente, non avremmo mai pensato. Inoltre, anche nella nostra associazione datoriale, Confapi Lazio – di cui mi onoro essere il presidente – abbiamo programmato diverse iniziative finalizzate a diffondere buone pratiche e criteri di sostenibilità presso i nostri imprenditori associati.
D: La “green economy” quindi può rappresentare non solo un obbligo, ma anche un’opportunità per le piccole e medie imprese?
R: Certamente sì. L’atteggiamento responsabile delle imprese nei confronti dell’ambiente, non solo è un obbligo morale a cui tutti gli imprenditori moderni devono rispondere, ma può costituire altresì nuove e concrete opportunità di lavoro per le PMI. Penso ad esempio a tutte quelle attività di bonifica ambientale, ristrutturazione e riutilizzo di aree industriali dismesse come Taranto o Bagnoli. In un momento, come quello attuale, in cui la grande industria chimica e siderurgica è quasi scomparsa dal nostro Paese, le piccole e medie imprese possono contribuire al risanamento di quelle aree sfruttate e abbandonate dall’industria pesante, trasformandole da zone di degrado a importanti risorse per il rilancio dell’economia nazionale. Burocrazia e politica permettendo.